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GLI ESPERTI POLARI hanno
annunciato di stare per intraprendere un censimento di portata epocale
delle forme di vita marina nell'oceano Artico, che
comprenderà anche l'analisi del bacino acquatico
più antico del pianeta, una vasta distesa a nord dell'Alaska
cinta di promontori scoscesi e coperta di ghiaccio, denominata Bacino
Canada. Le creature marine che vivono in questa fossa profonda 381
chilometri sono rimaste isolate per milioni di anni.«Con
abbastanza tempo e risorse a disposizione ci aspettiamo di scoprire
centinaia di nuove specie», spiega Russ Hopcroft, ricercatore della
University of Alaska. Sebbene sia il più piccolo - poco
più di otto milioni e mezzo di chilometri quadrati -
l'Artico è il meno esplorato degli oceani mondiali,
essenzialmente perché ricoperto per la maggior parte da una
calotta permanente di ghiaccio. Ultimamente, l'accelerazione del
riscaldamento globale ha reso della massima urgenza l'avvio del Census
of the Arctic Ocean, progetto internazionale pluriennale parte del
più ampio Census of Marine Life, che
durerà dieci anni e costerà un miliardo di
dollari. Il censimento artico ha ottenuto inoltre di recente un
finanziamento di 600 mila dollari dalla Fondazione privata Alfred P.
Sloan.
Le temperature
dell'Artico negli ultimi anni sono state di tre o quattro gradi
superiori alla norma, innescando la fusione di parte della calotta
ghiacciata. Gli effetti del riscaldamento globale si avvertono prima di
tutto lì: per questo gli scienziati intendono comprendere
meglio la vita marina delle regione e il suo equilibrio ecologico.
«Dobbiamo stabilire dei margini di riferimento prima che le
cose cambino troppo», spiega Hopcroft. In assenza di dati
sulle specie esistenti a cui rapportarsi, non è possibile
sapere quali sono a rischio estinzione né sperare di poter
prevedere l'evoluzione futura. Una delle maggiori aree note dell'Artico
è il bacino Canada a nord dell'Alaska. Ricoperto di ghiacci,
è definito dagli scienziati il "Paradiso isolato". I
promontori scoscesi che lo circondano vi hanno intrappolato all'interno
varie specie impedendo loro di spostarsi verso acque più
basse e isolandole dagli altri oceani del pianeta per milioni di anni.
È probabile che vi si trovino, pertanto, forme di vita
antiche e inusuali.
«Potremmo scoprire
fossili viventi», continua Hopcroft, che ricorda come due
anni fa vi siano state individuate almeno cinque nuove specie, grazie
all'utilizzo di un veicolo a controllo remoto in grado di scendere
oltre la calotta ghiacciata per videoregistrare alcune porzioni di
bacino. Il dispositivo impiegato in quell'occasione e gli sforzi
più recenti volti a esplorare altre regioni dell'Artico al
di sotto dei ghiacci hanno rilevato una varietà sorprendente
di forme di vita. L'Artico non è quindi un desrto d'acqua
ghiacciata. Tanto per fare un esempio, la varietà di meduse
e altro zooplankton gelatinoso è analoga a quella
riscontrabile al largo delle coste californiane. Le condizioni
particolari ed estreme fanno altresì in modo che le specie
che vivono in queste zone sviluppino agenti biochimici del tutto
inusuali, spiega Bodil Bluhm, altra ricercatrice
della University of Alaska. Lo studio di tali componenti potrebbe un
giorno portare all'elaborazione di tecniche più sofisticate
di conservazione di tessuti e organi umani per i trapianti.
A prescindere dalle
condizioni climatiche, la maggiore sfida che gli esperti del censimento
artico dovranno affrontare sarà quella delle spese.
Mantenere in funzione una nave rompighiaccio in grado di addentrarsi
nella calotta per quattro, massimo sei chilometri al giorno costa
quotidianamente 50 mila dollari. «Senza contare il costo
degli equipaggiamenti scientifici, il cibo e la paga per il personale
impegnato», continua la Bluhm. La ricerca è
oltretutto complicata da fattori politici: alcune aree, per esempio
quelle in cui si trovano depositi di petrolio o di gas o i siti
sospettati di fungere da bacino per lo scarto di rifiuti nucleari, sono
interdette. Malgrado ciò, il censimento vedrà la
partecipazione attiva di tutte le nazioni artiche e in particolare dei
russi, estremamente competenti per quanto riguarda la zona di loro
giurisdizione. «È un progetto di portata enorme,
che richiede la messa in comune di dati e risorse», prosegue
la Bluhm. «È di fondamentale importanza arrivare a
sapere che sta succedendo nell'Artico», fa eco Kathleen Crane
dell'Arctic
Research Office della National Oceanic and Atmospheric
Administration. La fusione dei ghiacci, i cambiamenti nelle correnti
oceaniche e nel livello di salinità potrebbero creare le
condizioni per un brusco mutamento climatico. «Potremmo
trovarci drammaticamente impreparati», conclude la
ricercatrice. «Sappiamo più della superficie di
Marte che degli abissi dell'Artico».
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Fonte : BOILER settimanale dell'Enel di scienza, innovazione
e ambiente
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