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Un mare di novità per le balenottere del Mediterraneo

 

 
Nel mese di febbraio il gruppo di ricerca dell' ICRAM, (Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare), coordinato dal Dott. Silvestro Greco, ha verificato l'esistenza di una importante area di alimentazione invernale nel mare di Lampedusa per le balenottere comuni (Balaenoptera physalus).
L’ICRAM si e recata, a bordo della nave oceanografica "Coopernaut Franca", nelle acque del Canale di Sicilia alla ricerca delle balenottere comuni che durante l'inverno frequentano questo tratto di mare.


I risultati sono andati al di la delle aspettative.
Interessantissimi fenomeni oceanografici, che stanno alla base di un'impressionante esplosione di vita durante l'inverno, nelle acque di Lampedusa, creano le condizioni ideali che sostengono la presenza di grandi banchi di un piccolissimo gamberetto, il Nyctiphanes couchi: questo gamberetto di appena un centimetro e mezzo di lunghezza richiama nell'area numerose balenottere comuni che ne catturano grosse quantità esibendo un comportamento spettacolare, raramente osservato nel
Mediterraneo: due, tre e talvolta anche quattro o cinque balene, rompono in perfetta sincronia la superficie del mare con le enormi bocche spalancate in mezzo ai banchi di gamberetti.
Per adesso non e possibile dire esattamente quanti animali frequentino in inverno il mare di Lampedusa, ma e certo che nell'area di appena 364 km2 intorno all'isola e in appena sette giorni di lavoro, sono stati avvistati ben dodici gruppi di balenottere comuni adulte composti mediamente da due o tre animali.

Cinque balenottere sono state marcate con piccolissimi trasmettitori satellitari che ci hanno permesso di seguirne gli spostamenti.
Alcuni individui sono stati fotoidentificati e questo ci permetterà, confrontando le nostre foto con quelle presenti nei cataloghi dei  colleghi di altri istituti di ricerca italiani, francesi e spagnoli, di saperne di più sugli spostamenti di questi animali all'interno del bacino Mediterraneo.

 

A cura dell'Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare
www.panda.org