Lo svela la geochimica isotopica.
Si fa il punto dello stato della ricerca su uno dei periodi
più importanti della storia geologica nel convegno La
geologia del Quaternario in Italia: temi emergenti e zone d'ombra, che
inizia oggi nella sede centrale del
Cnr, a Roma e durerà fino a mercoledì 18
febbraio. Ma si fanno anche previsioni sulle condizioni climatiche del
futuro. E non si intravede nulla di buono
Pensate che la geochimica isotopica, con le sue tecniche di
ricostruzioni di paleoclimi e di condizioni paleoambientali sia utile
solamente per studiare il passato? Vi sbagliate. Questa disciplina
consente di fare previsioni anche sull'evoluzione futura delle
condizioni climatiche del nostro Pianeta. Lo dimostra l'intervento di
Antonio Longinelli dell'Università di Parma, che ha aperto
lo scorso mese di febbraio il convegno La geologia del Quaternario in
Italia: temi emergenti e zone d'ombra.
"Gli ultimi modelli climatologici", sostiene il docente, "indicano un
sostanziale incremento delle temperature atmosferiche, che
può essere riferito principalmente alla crescente
concentrazione di quelli che vengono genericamente definiti gas serra".
Tra questi, una delle maggiori imputate è l'anidride
carbonica (CO2), il cui incremento annuo di concentrazione
nell'atmosfera è arrivato a poco meno di due parti per
milione. Questa quantità, che di per sé potrebbe
sembrare minima, deve invece essere considerata assai elevata,
particolarmente se si tiene conto che per ora, fortunatamente, quasi il
50% di CO2 di origine antropogenica viene assorbita dalle acque
oceaniche e dalle foreste.
"Ma le foreste", spiega Longinelli, "vengono distrutte al ritmo di
decine di migliaia di ettari per anno e il comportamento degli oceani
tende a modificarsi nel tempo". Quest'ultima considerazione
è il frutto di quasi
dieci anni di misurazioni della concentrazione di CO2 compiute in mare
aperto, sulla rotta compresa tra l'Italia e l'Antartide. Nel corso
delle spedizioni, oltre a misurare la concentrazione atmosferica di
CO2, se ne è esaminata la composizione isotopica e dagli
indicatori rilevati è emerso che in alcune aree oceaniche,
in particolare nella fascia circumpolare tra la Nuova Zelanda e
l'Antartide, l'acqua anziché assorbire costantemente, come
normalmente fa, l'anidride carbonica, tende sempre di più a
rilasciarla, contribuendo quindi all'incremento della sua concentrazione
atmosferica.
"Se si arriverà a una sostanziale modificazione degli
equilibri atmosfera-oceano", spiega Longinelli, "questa
potrà contribuire a un'accelerazione del fenomeno e, nel
giro di poche decine di anni, determinare condizioni climatiche a dir
poco catastrofiche per il nostro Pianeta". Il convegno mira a fare il
punto della situazione sullo stato
della ricerca sulla geologia del Quaternario in Italia. Questo periodo
è infatti uno dei più importanti della storia
geologica poiché fornisce elementi utili per valutare lo
sviluppo futuro di settori quali il clima,
la stabilità dei versanti e la sismicità. Gli
interventi, circa novanta, oltre a dare spazio a temi emergenti, tra
cui la geoarcheologia e le fluttuazioni climatiche, vogliono
evidenziare anche le attuali lacune nella ricerca sul Quaternario.
- a cura del CNR
Carlo Bosi, Istituto di geologia ambientale e
geoingegneria del Cnr, Roma
E-mail: c.bosi@igag.cnr.it
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