Traduzioni in italiano a cura del WWF
Italia
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La Terra sempre
più calda:
fermare i mutamenti climatici ancora si può.
Di Lester R. Brown |
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Una sorpresa al Polo Nord
Se degli esploratori avessero fatto
un’escursione al Polo Nord l’estate scorsa,
avrebbero dovuto fare le ultime poche miglia a nuoto. La scoperta
d’acqua al Polo da parte di una nave da crociera
rompighiaccio a metà Agosto ha sorpreso molti nella
comunità scientifica.
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Questa scoperta, insieme a
due studi recenti, dimostra non solo che lo strato di ghiaccio della
terra si sta sciogliendo, ma anche che si sta sciogliendo a un ritmo
sostenuto. Uno studio di due scienziati norvegesi prevede che entro 50
anni l’Oceano artico potrebbe ritrovarsi privo di ghiaccio
durante l’estate. L’altro, uno studio di un gruppo
di quattro scienziati americani, riferisce che il vasto strato di
ghiaccio della Groenlandia si sta sciogliendo.
La previsione che l’Oceano artico
rimarrà senza ghiaccio durante l’estate non
è sorprendente, dal momento che uno studio precedente
denunciava che lo spessore dello strato di ghiaccio si è
ridotto del 42 percento durante gli ultimi quattro decenni. La
superficie dello strato di ghiaccio è diminuita del 6
percento. La diminuzione dello spessore e della superficie hanno
ridotto la massa di ghiaccio dell’Oceano artico di quasi la
metà.
Nel frattempo la Groenlandia sta aumentando un
po’ di ghiaccio nelle alte quote, ma ne sta perdendo molto di
più ad altitudini minori, particolarmente lungo le sue coste
meridionali ed orientali. L’enorme isola di 2,2 milioni di
chilometri quadrati (tre volte la superficie del Texas) sta perdendo
circa 51 miliardi di metri cubi ogni anno, una quantità
uguale al flusso annuale del Nilo.
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Anche l’Antartide sta perdendo
ghiaccio
Al contrario del Polo Nord, che è
coperto dal Mare artico, il Polo Sud è coperto dal
continente antartico, una superficie uguale a circa tutti gli Stati
Uniti. Lo strato di ghiaccio a forma di continente, che è
spesso circa 2,3 chilometri (1,5 miglia), è relativamente
stabile. Ma le sporgenze di ghiaccio, quella parte delle lastre di
ghiaccio che si estendono nei mari circostanti, stanno sparendo
rapidamente.
Un gruppo di scienziati americani ed inglesi ha
riferito nel 1999 che le sporgenze di ghiaccio in entrambi i lati della
Penisola antartica si stanno ritraendo. Da circa la metà del
secolo fino a tutto il 1997, queste aree hanno perso 7.000 chilometri
quadrati, poiché lo strato del ghiaccio si è
disintegrato. Iceberg delle dimensioni del Delaware che si sono
staccati minacciano le navi che transitano in quei mari. Gli scienziati
attribuiscono il rapido scioglimento dei ghiacci ad un aumento della
temperatura in quella regione di circa 2,5 gradi Celsius (4,5 gradi
Fahrenheit) a partire dal 1940.
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Non solo ai poli
Ma questi non sono gli unici esempi di
scioglimento dei ghiacci. Lisa Mastny, una mia collega che ha visionato
una trentina di studi su questo argomento, riferisce che il ghiaccio si
sta sciogliendo quasi dappertutto e ad un ritmo sostenuto (Cfr. Worldwatch News Brief de 6 Marzo, 2000).
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La massa di ghiaccio e/o
neve sta diminuendo nelle catene delle maggiori montagne mondiali: le
Montagne Rocciose, le Ande, le Alpi e l’Himalaya. Nel
ghiacciaio del Parco Nazionale del Montana, il numero dei ghiacciai si
è ridotto da 150 nel 1850 a meno di 50 ad oggi. Il
Geological Survey prevede che i ghiacciai rimanenti spariranno entro 30
anni.
Gli scienziati che studiano il ghiacciaio
Quelccaya nelle Ande Peruviane riferiscono che lo scioglimento del
ghiaccio è passato da un ritmo di 3 metri all’anno
tra il 1970 e il 1990 ad un ritmo di 30 metri l’anno a
partire dal 1990. Nelle Alpi europee, lo scioglimento dei ghiacciai del
35-40 percento dal 1850 continuerà con la stessa
percentuale. Questi antichi ghiacciai potrebbero sparire nella prossima
metà del secolo.
La diminuzione delle masse di ghiaccio
nell’Himalaya si è accelerata in modo allarmante.
Nell’India orientale, il ghiacciaio Dokriani Bamak , che si
è ritirato di 16 metri tra il 1992 e il 1997, nel solo 1998
è diminuito di altri 20 metri.
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Ma non dovremmo sorprenderci
Lo scioglimento e la diminuzione delle masse di
ghiaccio e/o neve non dovrebbe sorprendere tanto. Lo scienziato svedese
Svente Arrhenius avvertiva, all’inizio del secolo scorso, che
bruciare combustibili fossili avrebbe potuto aumentare il livello
atmosferico di anidride carbonica (CO2), creando un effetto serra.
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Il livello di CO2
nell’atmosfera, stimato in 280 ppm (parti per milione) prima
della Rivoluzione Industriale, è aumentato da 317 ppm nel
1960 a 368 ppm nel 1999 – un aumento del 16 percento in soli
quattro decenni.
Così com’è
aumentata la concentrazione di CO2, è aumentata anche la
temperatura della terra. Tra il 1975 e il 1999, la temperatura media
è aumentata da 13,94 gradi Celsius a 14,35 gradi, un aumento
di 0,41 gradi Celsius o 0,74 gradi Fahrenheit in 24 anni. I 23 anni
più caldi, da quando si è cominciato, nel 1866, a
misurare la temperatura, si sono verificati tutti a partire dal 1975.
A rischio i rifornimenti idrici delle
città e l’irrigazione delle campagne
I ricercatori hanno scoperto che un aumento
modesto della temperatura di soli 1 o 2 gradi Celsius in regioni
montagnose possono aumentare drammaticamente le precipitazioni piovose,
mentre possono diminuire quelle nevose. Il risultato è
maggiori alluvioni durante la stagione delle piogge, diminuzione delle
masse di ghiaccio e/o neve, e minore neve che si scioglie per
alimentare i fiumi.
Questi "serbatoi nel cielo", dove la natura
deposita acqua fresca da usare in estate quando la neve si scioglie,
stanno diminuendo ed alcuni potrebbero sparire completamente. Questo
danneggerà il rifornimento d'acqua delle città e
l'irrigazione di aree dove i fiumi ricevono le acque nevose.
Se l’enorme massa di ghiaccio e/o neve
dell’Himalaya - che è la terza maggiore nel mondo,
dopo la Groenlandia e le lastre di ghiaccio dell’Antartico
– continua a sciogliersi, influenzerà il
rifornimento d’acqua di gran parte dell’Asia. Tutti
i maggiori fiumi della regione – l’Indus, il Gange,
il Mekong, lo Yangtze e lo Yellow – nascono
nell’Himalaya. Lo scioglimento dei ghiacciai
dell’Himalaya potrebbe alterare l’idrologia di vari
paesi asiatici, compreso il Pakistan, l’India, il Bangladesh,
la Tailandia, il Viet Nam, e la Cina. Una quantità minore di
neve che si sciolga durante la stagione secca estiva e quindi non
alimenti più i fiumi potrebbe esacerbare la
povertà che già colpisce tanti nella regione. (Cfr. Issue Alerts 1 e 4).
E il livello del mare sale
Poiché il ghiaccio nella terra si
scioglie e fluisce nel mare, il livello del mare sale. Nell'ultimo
secolo il livello è salito di 20-30 centimetri (8-12
inches). Durante questo secolo le previsioni sul clima fanno pensare
che tale livello potrebbe aumentare di 1 metro. Se le lastre di
ghiaccio, che in alcuni punti sono spesse 3,2 chilometri, dovessero
sciogliersi interamente, il livello del mare salirebbe di 7 metri (23
piedi).
Anche un aumento molto più modesto
inciderebbe sulle pianure dell'Asia dove si produce il riso. Secondo
uno studio della Banca Mondiale, un aumento di 1 metro del livello del
mare danneggerebbe la metà delle risiere del Bangladesh.
Numerosi paesi depressi dovrebbero essere evacuati. I residenti di
vallate dell'Asia attraversate da fiumi e densamente popolate sarebbero
sospinti all'interno verso regioni già affollate. L'aumento
del livello del mare creerebbe milioni di rifugiati in paesi come la
Cina, l'India, il Bangladesh, l'Indonesia, il Vietnam e le Filippine.
Ancora peggio, lo sciogliersi del ghiaccio
può accelerare l'aumento della temperatura.
Poiché il ghiaccio e/o la neve si sciolgono, la luce del
sole si riflette di meno nello spazio. Con più luce del sole
assorbita da superfici che riflettono meno, la temperatura aumenta
anche più velocemente e lo scioglimento del ghiaccio aumenta.
Ma non dobbiamo rimanere passivi mentre
si svolge questo scenario
C'è ancora tempo per stabilizzare i
livelli di CO2 prima che le emissioni di carbonio causino cambiamenti
climatici in una spirale senza controllo. Abbiamo vento, energia solare
e geotermica più che a sufficienza che possiamo sfruttare
economicamente per potenziare l'economia mondiale. Se dovessimo
inglobare il costo dello scompiglio climatico nel prezzo dei
combustibili fossili, gli investimenti si sposterebbero rapidamente
verso le fonti energetiche più favorevoli al clima.
Le maggiori case automobilistiche stanno lavorando
su motori con celle a combustibile. La Daimler Chrysler ha in programma
di iniziare a mettere sul mercato macchine di questo tipo nel 2003. Il
combustibile scelto per questi motori è l'idrogeno. Persino
leader dell'industria petrolifera riconoscono che alla fine passeremo
da un'economia basata sull'energia del carbonio ad una basata
sull'idrogeno. Il problema è se riusciremo a fare questo
passaggio prima che il clima della terra sia stato alterato
definitivamente.
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Lester
R. Brown
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(Traduzione di Stefania
Alatri)
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Per altri dati in inglese
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FOR FURTHER INFORMATION CONTACT:
Reah Janise Kauffman
Special Assistant to the Chairman & Director of International
Publications
Worldwatch Institute
1776 Massachusetts Ave., NW
Washington, DC 20036
telephone: 202 452-1992 X514
email: rjkauffman@worldwatch.org
FROM
WORLDWATCH INSTITUTE:
Seth Dunn, “Fossil Fuel Use in Flux,”
“Carbon Emissions Fall Again,” and Global
Temperature Drops in Lester R. Brown, et al., Vital Signs 2000: The Environmental Trends
that are Shaping Our Future (W.W. Norton & Co., NY:
2000).
Lisa Mastny, “Ice Cover Melting
Worldwide,” in Lester R. Brown, et al., Vital Signs 2000: The Environmental Trends
that are Shaping Our Future (W.W. Norton & Co., NY:
2000).
Lisa Mastny, Melting of Earth's Ice Cover Reaches New High,
Worldwatch News Brief, March 6, 2000.
FROM OTHER
SOURCES:
Dorthe Dahl-Jensen, "Enhanced: The Greenland Ice Sheet Reacts,"
Science, 21 July 2000.
W. Krabill et al., "Greenland Ice Sheet:
High-Elevation Balance and Peripheral Thinning," Science, 21 July 2000.
Lars H. Smedsrud and Tore Furevik, Towards an
Ice-Free Arctic?, Cicerone 2/2000
http://www.cicero.uio.no/cicerone/00/2/en/smedsrud.pdf
Charles J. Vorosmarty et al., "Global Water
Resources: Vulnerability from Climate Change and Population Growth,"
Science, 14 July 2000.
World Bank, Entering the 21st Century: World
Development Report 1999/2000, p.100.
LINKS:
Intergovernmental Panel on Climate Change:
http://www.ipcc.ch/
National Snow and Ice Data Center:
http://www-nsidc.colorado.edu/
The New York Times Climate Index:
http://www.nytimes.com/library/national/science/climate-index.html
World Glacier Monitoring Service:
http://www.geo.unizh.ch/wgms
Also visit the Worldwatch website at
http://www.worldwatch.org/
or
the Chairman website at
http://www.worldwatch.org/chairman
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Fonte WWF Italia
www.wwf.it
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