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ARTICO: LA BP PROGETTA IL SACCHEGGIO

 

Il 1998 è stato l'anno più caldo di cui si abbia notizia. Questo riscaldamento è responsabile di catastrofici eventi atmosferici come inondazioni e uragani, i quali producono migliaia di vittime e milioni di dollari di danni. Noi sappiamo che l’utilizzo dei combustibili fossili è la principale causa di questo riscaldamento. Greenpeace si sta battendo per proteggere il clima fermando l'imponente espansione delle attività produttrici di gas naturale e petrolio, in particolare al largo della costa nord dell'Alaska nell'Oceano Artico.

British Petroleum (BP), ARCO e CHEVRON stanno progettando di iniziare l'Oceano Artico allo sviluppo petrolifero, costruendo una serie di piattaforme di trivellazione offshore nel mare ghiacciato di Beaufort. Queste compagnie - guidate dalla BP - vogliono trasportare il petrolio sulla terraferma per mezzo di oleodotti sotterrati al di sotto del fondale marino. Esse sono pronte a compiere il primo passo. Il progetto Northstar della BP è il primo di essi. Se lo si lascerà realizzare, esso aprirà la strada alla trivellazione di molti pozzi nel Mare di Beaufort, il quale fino ad ora era stato risparmiato dalla ricerca petrolifera industriale.

Tecnologia pericolosa: il progetto Northstar della BP si avvalerà di tecnologie di trasporto sulla terraferma del petrolio non testate e pericolose. Gli oleodotti sotterrati sotto il fondale marino non sono mai stati utilizzati nell'Artico. L'oleodotto sarebbe soggetto a sforzi inusuali e deformazioni e ad incidenti (642 fuoriuscite per un totale di 1.2 milioni di galloni sono state accertate dagli operatori dell'oleodotto Trans-Alaska dalla sua apertura nel 1977). L'oleodotto sarebbe inoltre a rischio potenziale di instabilità dovuta al permafrost [stato di congelamento perenne del sottosuolo delle regioni polari, fino a una profondità anche di centinaia di metri], e durante tutto il lungo inverno Artico di erosione e raschiamento da parte del ghiaccio in seguito alle collisioni dovute al suo movimento. Il progetto Northstar sarebbe situato in un'area dell'Oceano Artico soggetta a condizioni sia di lastre uniformi di ghiaccio sia di iceberg per circa 10 mesi all'anno, oltre che a prolungati periodi di oscurità durante l'inverno Artico.

Pericoli dovuti a versamenti di petrolio: Le fuoriuscite sono potenzialmente inevitabili tanto che la valutazione di impatto ambientale indica che vi è fino al 25% di possibilità di una grande fuoriuscita (superiore ai 1000 barili) durante la vita del progetto Northstar. La BP e il governo hanno dovuto ammettere di non essere in grado di ripulire o contenere le fuoriuscite di petrolio in questo ambiente estremo ma così vulnerabile, e il peggior scenario possibile, una esplosione in condizioni di ghiaccio frammentato, potrebbe avere conseguenze catastrofiche per varie generazioni.

Impatto cumulativo: il complesso industriale che si sta espandendo disordinatamente nella Baia Prudhoe e che ora copre 800 miglia quadrate, si espanderà presto dalla parte est oltre i confini del Rifugio Nazionale Artico per le Specie Selvatiche, e dalla parte ovest nella Riserva Nazionale Petrolifera dell'Alaska (NPR-A). L'industria petrolifera e il governo esaminano ogni progetto come se fosse nel vuoto, senza tener conto degli effetti cumulativi dovuti all'inquinamento acustico industriale e a quello cronico dell'aria e dell'acqua, e di quelli dell'attività umana associata alla estrazione petrolifera sulle balene, le foche, gli orsi polari e le altre forme di vita selvatiche del Mare di Beaufort, così come sulle persone che hanno chiamato "casa" l'Artico per migliaia di anni. La transizione verso forme rinnovabili di energia deve iniziare ora: progetti come il Northstar della BP contribuiscono solo a ritardare l'inevitabile transizione dai combustibili fossili a forme di energia più sicure quali quella solare o quella eolica. Il governo statunitense dovrebbe investire in forme di energia rinnovabile invece che spendere miliardi di dollari dei contribuenti finanziando progetti petroliferi pericolosi nell'Artico.

Effetto serra: Se vogliamo proteggere il clima, non possiamo permetterci di bruciare le riserve petrolifere già accertate, lasciando che il governo e l'industria spendano sconsideratamente miliardi di dollari per individuarne altre. Sia il Presidente Bill Clinton che l'amministratore delegato della BP John Browne hanno rilasciato in lungo e in largo dichiarazioni a favore dell'azione contro i cambiamenti climatici, ma nello stesso tempo incoraggiano e partecipano ad una massiccia espansione petrolifera nell'Artico.

GLOBAL RESPONSE