La Shell studia le balene ma.....
di: Fabio Quattrocchi
La Shell e la Sakhalin Energy Investment (SEI)
hanno annunciato che spenderanno 5 milioni di dollari in uno studio
sulle balene grigie del Pacifico occidentale, ma secondo il WWF questo
non rimuoverà i pericoli per questa specie di cetacei, e non
è niente più che un'operazione di greenwashing.
La SEI e la Shell sono coinvolte in un esteso programma di estrazione
petrolifera intorno all'isola russa di Sakhalin, una zona dove le rare
balene grigie del Pacifico occidentale si nutrono. Le due compagnie
hanno annunciato che lo studio riguarderà lo stato di salute
delle popolazioni di balene grigie, la cui popolazione è
stimata intorno ai 100 esemplari.
Il WWF sostiene che se le compagnie sono serie nelle loro intenzioni di
proteggere questa specie, devono modificare i loro piani di estrazione.
Se non modificheranno il progetto Sakhalin-2 per eliminare i pericoli,
quel denaro non è niente più che greenwashing.
Cinque mln di dollari mitigheranno ben poco l'impatto della nuova
piattaforma adiacente ai territori in cui le balene si nutrono, o dei 4
oleodotti che attraverseranno quelle zone. I gruppi ambientalisti sono
preoccupati per il fatto che le compagnie petrolifere che operano
intorno all'isola conducano test sismici vicino alle zone di
alimentazione delle balene, spaventandole o impedendogli di nutrirsi.
Secondo il WWF, se la SEI e la Shell vogliono veramente che le balene
grigie sopravvivano, dovrebbero spostare la piattaforma e gli
oleodotti. Su questo punto concorda anche il direttore di Pacific
Environment, una ONG che lavora in partnership con le ONG russe e sta
monitorando il finanziamento dei progetti attraverso i soldi dei
contribuenti che arrivano tramite la Banca Europea per la
Ricostruzione, e alcune Agenzie di Credito all'esportazione. Oltre alla
Shell, anche la ESSO opera intorno all'isola. Un'altra cattiva notizia
per i cetacei arriva dal Giappone. Il governo giapponese ha detto che
le balene dovrebbero essere trattate come animali nocivi in quanto
divorano tante risorse ittiche quante ne riesce a prelevare la flotta
Giapponese.
I paesi che sono contrari alla caccia alle balene potrebbero subire
"rappresaglie" da parte del Giappone, come sanzioni commerciali, ha
detto un funzionario del governo nipponico al summit sulla pesca della
FAO. Secca è stata la risposta del WWF, che già
in passato aveva avanzato le sue critiche a questa teoria. Secondo
l'organizzazione ambientalista, le risorse ittiche sono in declino per
la gestione insostenibile della pesca attuata fino ad oggi. Non si
spiegherebbe, infatti, come mai nell'ultimo secolo le popolazioni di
balene siano state praticamente decimate e contemporaneamente le
risorse ittiche siano diminuite se non si considera la pesca eccessiva
portata avanti da paesi che regalano sussidi alle proprie flotte le
quali decimano le popolazioni di pesce in tutto il mondo. I sussidi
ammontano a 15 miliardi di dollari all'anno. Il Giappone consuma il 28%
del pescato mondiale annuale. Secondo la FAO, il 75% delle specie
ittiche consumate per l'alimentazione sono sfruttate al limite di
rigenerazione o sovrasfruttate oltre quel limite.
fonte: WWF International
traduzione di Fabio Quattrocchi
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