L'islanda vuole cacciare le
balene.
di: Fabio Quattrocchi
Il WWF ha condannato la richiesta dell'Islanda di
poter ricominciare la caccia su tre specie di balena. La proposta
è stata inoltrata alla Commissione Baleniera Internazionale
e permetterebbe all'Islanda di cacciare 250 esemplari all'anno. Il WWF
ha chiesto al governo di ritirare immediatamente la sua richiesta.
L'Islanda è un'importante meta dell'eco-turismo per via del
whale watching, che genera molti più guadagni di quanti se
ne ricaverebbero dall'uccisione di specie minacciate, sostiene il WWF.
La caccia servirebbe per condurre ricerche "scientifiche", ma gli
ambientalisti sostengono che questo è solo un pretesto, e
che tutte le informazioni scientifiche possono essere raccolte senza
uccidere le balene.
Il WWF ha condannato la richiesta dell'Islanda di poter ricominciare la
caccia su tre specie di balena. La proposta è stata
inoltrata alla Commissione Baleniera Internazionale e permetterebbe
all'Islanda di cacciare 250 esemplari all'anno secondo le disposizioni
sulla ricerca scientifica della convenzione. Il programma proposto
prevede la cattura di 100 esemplari di balenottera minore, 50 di balena
Sei, e 100 di Balena Fin ogni anno. Queste ultime specie sono
classificate come "minacciate" dall'IUCN ( World Conservation Union ).
Sebbene l'Islanda abbia inoltrato la proposta senza renderla pubblica,
un quotidiano di Reykjavik ha reso noti i dettagli: la caccia
servirebbe per condurre ricerche "scientifiche" sulla dieta dei
cetacei, la loro distribuzione, la grandezza delle popolazioni e la
loro interazione con le altre specie marine. Gli ambientalisti
sostengono che questo è solo un pretesto, e che tutte queste
informazioni scientifiche possono essere raccolte senza uccidere le
balene.
Secondo la Whale Conservation Society, i risultati degli studi sulla
dieta saranno usati solo per appoggiare falsi argomenti scientifici che
giustificano l'eliminazione delle balene al fine di proteggere le
risorse ittiche ( che secondo il Giappone sono in declino a causa dei
grandi cetacei, ndt ). Queste sono le stesse giustificazioni usate dal
Giappone che uccide 900 esemplari all'anno dietro la bandiera della
ricerca scientifica. La caccia commerciale non ricomincerebbe prima del
2006, ha detto il governo islandese, mentre il programma "scientifico"
inizierebbe nel 2003, ma ancora nulla di definitivo e' stato deciso. Il
WWF ha chiesto al governo di ritirare immediatamente la sua richiesta.
L'Islanda è un'importante meta dell'eco-turismo per via del
whale watching, che genera molti più guadagni di quanti se
ne ricaverebbero dall'uccisione di specie minacciate, sostiene il WWF.
Tra il 1986 e il 1989, dopo l'entrata in vigore della moratoria sulla
caccia, l'Islanda aveva già condotto un programma
"scientifico" catturando 120 esemplari di balena all'anno. Sette delle
13 specie di grandi balene rimangono in pericolo nonostante i decenni
di protezione.
Secondo le stime della Commissione Baleniera Internazionale,
nell'Atlantico settentrionale rimangono tra i 21,000 e i 31,000
esemplari di balenottera minore, tra i 27,000 e gli 82,000 esemplari di
balena Fin, e 6,000-18,000 esemplari di balena Sei. L'Islanda
è rientrata nella Commissione Baleniera lo scorso Ottobre,
dopo una controversa votazione che per un solo voto ha riammesso il
paese nella Commissione. Sempre in Islanda, una coalizione
internazionale di 120 ONG ambientaliste ha chiesto alle banche private
ed alle istituzioni finanziarie internazionali di non finanziare la
costruzione della diga Karahnjukar e la fonderia di alluminio. Se
realizzato, il progetto comprenderà la costruzione di nove
dighe, tre bacini idrici, una serie di tunnel e un impianto energetico
da 690 megawatt. Questa è solo la prima di una serie di
grandi dighe progettate per fornire elettricità alle
fonderie di alluminio della Alcoa Incorporation. Le infrastrutture
previste comporteranno un alto impatto ambientale.
La Compagnia Energetica Nazionale Islandese intende raccogliere i
finanziamenti dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI), la Banca
Nordica per gli Investimenti (BNI), e dalle banche private. Il WWF, gli
Amici della Terra e le altre ONG ambientaliste hanno chiesto alla BEI
ed alla BNI di non fornire alcun prestito per la realizzazione del
progetto. Uno dei tunnel principali che si estenderà dal
bacino idrico alla centrale elettrica sarà costruito dalla
società Italiana Impregilo.
È possibile esprimere il proprio dissenso al progetto
mandando un'email tramite questo URL:
http://www.foei.org/cyberaction/iceland.php
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Inc. http://62.149.225.128/sito/pag89.map?action=single&field.joined.id=854&field.joined.singleid=8565
fonte: Australian Greens; ENS;
traduzione di Fabio Quattrocchi
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