Glaciazioni e
migrazioni a cura del CNR
Science ha
pubblicato un importante ricerca del CNR, finanziata dalla Unione
Europea e coordinata dall’INRA (Institut National de la
Recherche Agronomique), che esamina l’attuale distribuzione
della diversità e divergenza genetica di 22 specie vegetali
forestali, mettendola in relazione ai cambiamenti climatici
verificatisi nel Quaternario e agli eventi occorsi nel periodo
post-glaciale: a sorpresa le foreste geneticamente più
ricche non si trovano nelle zone rifugio del Sud Europa (Penisole
Italiana, Iberica e Balcanica) bensì nel Centro (Francia,
Germania e Slovacchia).
Anche le piante, oltre agli animali, si sono difese dai cambiamenti
climatici verificatisi durante le glaciazioni attraverso grandi
migrazioni che dal Nord dell’Europa le hanno portate in
alcune zone rifugio del Sud: penisola Italiana, Iberica e Balcanica in
particolare. Al ristabilirsi di condizioni ambientali favorevoli, le
piante hanno ricolonizzato i territori abbandonati seguendo particolari
vie migratorie.
A studiare gli effetti dei processi migratori durante
l’ultima glaciazione e nel periodo post-glaciale sulla
diversità genetica di specie forestali sono stati i
ricercatori dell’Istituto di Genetica Vegetale del Consiglio
Nazionale delle Ricerche (IGV-CNR) di Firenze che, in collaborazione
con i colleghi dell’Istituto di Biologia Agroambientale e
Forestale del CNR di Porano e con quelli di altre istituzioni europee,
ne hanno pubblicato ora su Science i risultati.
"Abbiamo analizzato – spiega Giovanni Giuseppe Vendramin,
dell’IGV-CNR – la distribuzione della
variabilità genetica di 22 tra le principali specie
forestali: faggio, quercia, frassino, tiglio, acero, salice e pioppo,
campionate in 25 diverse foreste europee, scoprendo che le foreste
caratterizzate da una più alta diversità genetica
non si trovano nelle aree rifugio, bensì nel Centro Europa".
Ciò è dovuto al fatto che una volta ristabilite
condizioni ambientali più favorevoli, come al termine
dell’era glaciale, le piante hanno ripreso a migrare e
ricolonizzare i territori precedentemente abbandonati, a partire dalle
zone rifugio, incontrandosi proprio nel Centro Europa, con conseguente
scambio genico che ha dato origine a foreste che costituiscono i
più importanti serbatoi di diversità genetica
delle specie forestali.
"Le piante hanno dimostrato attraverso la migrazione la loro
straordinaria capacità di adattamento, ai cambiamenti
climatici – conclude Vendramin -. Disporre di elevato
potenziale adattativo significa garantire stabilità agli
ecosistemi forestali, una stabilità che è
l’elemento chiave per ridurre i possibili rischi derivanti
dai cambiamenti climatici che caratterizzano l’attuale fase
storico-geografica del pianeta ".
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