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La calotta Groenlandese
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Le
grandi concentrazioni terrestri di ghiaccio, tanto estese nel
Pleistocene, non sono scomparse definitivamente dopo l’ultima
glaciazione: nell’emisfero boreale è rimasta
un’enorme cupola gelata sui quasi due milioni di
chilometri quadrati della Groenlandia, mentre l’Antartide ne
ospita un’altra ben sette volte più estesa. Nel
suo punto più elevato la superstite calotta groenlandese
raggiunge ben tre chilometri di spessore, e di qui degrada
dolcemente verso le coste dove si riduce a poche centinaia di metri. Il
suolo sottostante tende a innalzarsi presso le coste e i
rilievi più elevati della Groenlandia si Quasi
il 90% del suolo della Groenlandia si trova sotto la coltre ghiacciata,
ma da
quando gli europei stabilirono i primi insediamenti su questa grande
isola, là
situazione si è più volte modificata. Nel 1000,
Erik il Rosso la descrisse
come una “terra verde”, probabilmente allo scopo di
allettare il maggior
numero possibile di coloni; gli insediamenti norvegesi vennero
poi sommersi
dai ghiacci e la fase di freddo acuto durò fino a due-tre
secoli fa, quando per
i balenieri qui c’era solo una grande massa bianca. Da allora
iniziò un lento
ritiro dei ghiacci, che ha consentito la crescita di vegetazione nana
della
tundra e, più recentemente, anche di qualche albero. Oggi il
clima non è
affatto proibitivo: sulle coste meridionali non fa più
freddo che nel Nord
degli Stati Uniti e in estate le temperature possono persino toccare i
30 0C.
La tundra ha persino conquistato le montagne e dall’Europa
sono giunti uccelli
nordici come culbianchi e cesene. Il primato del freddo non
spetta alla
Groenlandia, ma non è neppure della banchisa
polare. La più fredda
temperatura registrata al di fuori del lontano Antartico è
delle immense
distese della Siberia dove, a Yakutsk, il termometro è sceso
fino a —71.6 0C.
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