Home Itinerari Gallerie Amici Utility Cartoline WebCam Info Articoli
 



 
 

Caccia alla balena:
la moratoria resta in vigore

24 maggio 2002

Finisce quasi in rissa la riunione annuale

GIAPPONE (CNN) -- Le balene per ora sono salve. Dopo cinque giorni, si sono conclusi ufficialmente i lavori dell'apposita commissione internazionale (Iwc). Nella città giapponese di Shimonoseki, 'capitale' tradizionale dei balenieri nipponici, la conferenza è finita ingloriosamente tra violentissime polemiche e accuse di malafede e corruzione tra gli stati membri, che però hanno deciso a maggioranza di mantenere in vigore la moratoria sulla caccia commerciale ai grandi cetacei.

La Iwc ha respinto la richiesta del Giappone e di altri Paesi, come la Norvegia, di elevare ulteriormente il numero di balene che possono essere uccise.

Bloccata da una moratoria internazionale della caccia commerciale (moratoria di cui da 15 anni a questa parte invano continua a chiedere e far chiedere l'abolizione) Tokyo già aggira in parte il divieto, motivando con scopi 'scientifici' l'uccisione di 500 balene l'anno.

Ne avrebbe volute catturare almeno cento di più, ma i suoi tentativi sono stati respinti dal gruppo compatto dei conservazionisti, guidati dagli Usa. Di questo gruppo fa parte anche l'Italia, che peraltro si è candidata ad ospitare la riunione della 'Iwc' nel 2004, mentre quella dell'anno prossimo avrà luogo a Berlino.

Le accuse al Giappone

Per tentare di abrogare la moratoria, ottenendo i due terzi di voti necessari a ogni modifica delle regole attualmente in vigore, il Giappone ha tentato di tutto: ha 'persuaso' molti Paesi minori (tra cui parecchi staterelli insulari del centro America e del Pacifico) a seguire il suo esempio. E lo stesso ha fatto anche con altri delegati, tra cui quello del Marocco, che quasi sempre hanno seguito Tokyo, nonostante che in un altro contesto, quello mediterraneo, avessero al pari di partner come l'Italia mantenuto una linea in difesa dell'ambiente marino.

Questo atteggiamento è valso al Giappone l'accusa di voler asservire quei Paesi ai suoi interessi, attraverso l'arma del 'ricatto' sul piano dei programmi economici di aiuto, come è stato detto senza ricorrere a velate metafore da Usa e Gran Bretagna.

D'altra parte, hanno sottolineato gli osservatori di 'Greenpeace' che da molti anni spesso 'ispirano' la politica degli stati ambientalisti in materia di protezione dei cetacei, il Giappone ha confermato la scarsa limpidezza della sua linea bloccando e facendo bloccare (sempre attraverso il meccanismo dei due terzi dei voti) la richiesta di gruppi etnici come gli Inuit canadesi e gli eschimesi russi di praticare la caccia tradizionale.

Tokyo ha inoltre respinto la proposta di creare due 'oasi' delle balene, una nel Pacifico e l'altra nell'Artico.

Come ha detto un delegato statunitense con toni particolarmente indignati, poiché alcune popolazioni indigene dipendono anche dalle balene per la propria sussistenza, nazioni come gli Usa o il Canada saranno obbligate ad autorizzare alcune 'violazioni' per consentire loro di cacciare un numero relativamente modesto di cetacei. Il che però servirà al Giappone e ad altri Paesi balenieri da alibi per fare altrettanto, sebbene per scopi commerciali e non di sopravvivenza.

Quindi, ha ricordato 'Greenpeace', la 'sconfitta' di Tokyo e dei suoi alleati potrebbe preludere a una nuova e ancor meno controllabile offensiva, di cui farebbero le spese varietà di balene già prossime all'estinzione come la balenottera azzurra, l'essere più grande che abbia mai popolato il pianeta, di cui si calcola che restino in vita meno di un centinaio di esemplari.

Con il contributo di ANSA

© 2002 CNNItalia. Tutti i diritti riservati.
www.cnnitalia.it