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Artide

 

 

Introduzione, Territorio, Popolazione, Risorse economiche, Trasporti, Esplorazione delle regioni artiche
 

 

I. Introduzione
Artide Si definisce Artide la vasta regione circostante il Polo Nord (Vedi Polo geografico). Comprende il Mar Glaciale Artico, che occupa una vasta superficie centrata sul Polo, circondato dalle aree continentali estreme dell'America settentrionale, dell'Asia e dell'Europa. Nel suo ambito si trovano anche numerose isole.
Il territorio dell'Artide è definibile in modi diversi: si può far corrispondere all'area che si estende a nord del Circolo polare artico (66°30'' di latitudine N); oppure può essere definito come lo spazio racchiuso dall'isoterma estiva dei 10 °C (la linea che unisce le località che hanno una temperatura media, nel mese più caldo dell'estate, di 10 °C); può infine essere considerata come la regione a nord della linea che segna il limite della vegetazione arborea. Queste due ultime definizioni si riferiscono approssimativamente allo stesso territorio, che è un po' più esteso della regione delimitata dal Circolo polare artico; nella compilazione di questa voce si è fatto riferimento a questa regione più vasta.
I territori artici sono compresi negli stati del Canada, della Russia, della Groenlandia, della Scandinavia, dell'Islanda, dell'Alaska (Stati Uniti). Includono un gran numero di isole, tra cui l'arcipelago delle Svalbard.
 

 

II. Territorio
Diversamente dall'Antartide, costituita da un tavolato continentale ricoperto perennemente dai ghiacci e circondato dagli oceani, l'Artide, per gran parte della sua estensione, è formata da un mare (il Mar Glaciale Artico), che occupa la parte centrale della regione. Esso è quasi del tutto rinserrato dai continenti dell'emisfero boreale, fatta eccezione per l'ampio passaggio marittimo che si apre fra la Groenlandia e la Norvegia, costituito dal mar di Groenlandia e dal mar di Norvegia, oltre che dallo stretto di Danimarca. Più piccoli e stretti passaggi si aprono poi fra le isole artiche canadesi mentre, a est, tra la costa dell'Alaska e quella della Siberia, si trova lo stretto di Bering.
Fra i principali elementi geologici dell'Artide si annoverano tre antiche piattaforme continentali (Vedi Continente), costituite prevalentemente da rocce cristalline (graniti e gneiss): la piattaforma baltico-scandinavo-russa, la piattaforma dell'Angara, o siberiana, nella Siberia nordoccidentale, e lo Scudo Canadese, comprendente tutta l'Artide canadese eccetto le isole Regina Elisabetta. Diverse superfici di queste terre, fra cui gran parte della Groenlandia, sono perennemente ricoperte dai ghiacci. Delle pianure costiere, più o meno estese, orlano gran parte della Siberia settentrionale, i territori continentali nordoccidentali e insulari del Canada, e la costa settentrionale dell'Alaska. Non mancano i rilievi, generalmente di non grande imponenza, se si escludono le catene montuose che si elevano nell'isola di Baffin, nel Territorio dello Yukon, nell'Alaska settentrionale, lungo le coste groenlandesi, in Islanda e nella Siberia nordorientale. Ma le altitudini massime superano di poco i 2000 m.
A. Fiumi e laghi
L'idrografia dell'Artide, soprattutto a causa delle modeste precipitazioni e della persistente condizione di gelo, è caratterizzata da poveri sistemi fluviali o lacustri. In molte zone però, il permafrost (il suolo permanentemente gelato) limita il deflusso sotterraneo delle acque di fusione della neve, che si accumulano in superficie formando in genere laghi poco profondi, stagni e acquitrini. Numerosi sono i fiumi presenti nell'Artide, ma si tratta perlopiù dei grandi fiumi che provengono dalle latitudini più basse, e da climi più ricchi di precipitazioni: giunti nell'Artide le loro acque, già impoverite dalla scarsità di precipitazioni, gelano per la maggior parte dei mesi dell'anno, impedendo il deflusso delle acque provenienti da sud, che spesso esondano. Tra questi fiumi si ricordano l'Ob, lo Jenisej e la Lena nell'Artide russa; il Mackenzie e lo Yukon nell'America settentrionale.
B. Clima
Nell'Artide l'inverno è lungo e freddo, mentre l'estate è breve e fresca. Il Circolo polare artico delimita una zona caratterizzata da alcuni giorni dell'anno in cui il sole non tramonta mai (quindi privi di buio notturno, il cosiddetto "sole di mezzanotte") e, viceversa, da altri in cui non sorge mai. Il numero dei giorni di buio o di luce continui cresce con l'aumentare della latitudine: poi, a partire dal Circolo polare, si hanno sei mesi di luce (dal 21 giugno) e sei mesi di buio continui (a partire dal 22 dicembre).
Le condizioni climatiche sono influenzate dalla latitudine, che determina la quantità di luce diurna, e dalla presenza del mare, che ha una funzione mitigatrice. Ad esempio, nelle regioni interne della Groenlandia la temperatura media dell'inverno è di -33 °C, mentre nei vicini insediamenti costieri, dove il clima è temperato dalle correnti oceaniche, relativamente miti, nello stesso periodo dell'anno si ha una temperatura media di -7 °C. E ancora, il Polo Nord non è il luogo più freddo dell'Artide, poiché il suo clima è appunto mitigato dall'oceano. A Ojmjakon, nella Siberia nordorientale, si sono rilevate le temperature più basse con -68 °C. La temperatura più fredda registrata nell'America settentrionale è di -65 °C, a Snag, nel Territorio dello Yukon. I valori medi annui delle precipitazioni (comprese quelle nevose) sono spesso inferiori ai 250 mm. Vedi anche Aurora
C. Flora e fauna
L'Artide, al contrario di quello che si potrebbe pensare (date le basse temperature, il suolo ghiacciato, la scarsa umidità e la luce ridotta) non è priva di vita, sia terrestre sia marina, persino durante i gelidi e bui mesi invernali. La primavera poi dà luogo a una straordinaria rinascita della vita vegetale e animale. Un gran numero di specie animali si sono adattate: alcuni mammiferi e uccelli dell'Artide sono dotati di sistemi isolanti contro il freddo, come il grasso, per sopravvivere durante i gelidi mesi invernali.
Nell'Artide crescono oltre 400 specie di piante da fiore. Le vaste distese di tundra che ricoprono le pianure e le regioni costiere sono coperte da bassi arbusti striscianti, piante erbacee, licheni e muschi, erbe e falaschi.
Numerosi sono gli animali, marini e terrestri. Fra i mammiferi artici si annoverano l'orso polare, la volpe artica, l'ermellino, la martora, il lupo polare, il caribù, la renna (il caribù addomesticato), il bue muschiato, il lemming, la lepre delle nevi; tra le specie che vivono in acqua, la foca, il tricheco e diverse specie di balene (Vedi Cetacei).
Anche l'avifauna si presenta con un'estrema varietà. Urie e alcune specie di alcidi nidificano a migliaia lungo le scogliere. Corvi, zigoli delle nevi (Plectrophenax nivalis) e scolopacidi sono stati avvistati nelle più remote regioni settentrionali così come civette delle nevi e girifalchi (Falco rusticolus). Anche varie specie di gabbiani e stercorari (Stercorarius skua) vagano in questi ambienti dominati dai ghiacci. Fra gli altri caratteristici uccelli artici si annoverano l'edredone (Somateria mollissima), la procellaria, il pulcinella di mare (Fratercula artica) e la pernice bianca. Nell'Artide gli insetti vivono solamente dove è presente la vegetazione: dominano su tutti le zanzare, data la presenza di stagni e acquitrini che rappresentano il loro habitat; non mancano api, vespe, mosche, farfalle, tarme, scarabei e cavallette. Le acque costiere sono relativamente ricche di specie ittiche: merluzzi, halibut (o ippoglossi), salmoni e trote. Nei mari artici è stata inoltre osservata una grande varietà di invertebrati.
 

 

III. Popolazione
Molto tempo prima che gli europei raggiungessero l'Artide, la regione era scarsamente popolata, fatta eccezione per l'Islanda, che era completamente disabitata. Le popolazioni autoctone appartenevano a diversi gruppi etnici, che parlavano vari idiomi, ma che erano tutti originari dell'Asia. Gli inuit (esquimesi) giunsero fino all'oceano Atlantico, in Groenlandia, mentre i lapponi toccarono la Norvegia.
Le regioni artiche della Russia sono popolate da circa una ventina di gruppi etnici, fra i quali i komi, che sono circa 250.000 e occupano le zone artiche della Russia europea; gli jacuzi, che sono circa 300.000 e che vivono soprattutto nel bacino del fiume Lena; i tungusi, circa 70.000, che abitano una vasta regione a est del fiume Jenisej; gli jukagiri, circa 1000, stanziati principalmente tra i fiumi Jana e Indigirka; e i uki, circa 15.000, insediati nell'estrema zona nordorientale della Siberia. Nei territori artici dell'America settentrionale vivono tre gruppi etnici principali – gli aleuti, gli indiani d'America e gli inuit – 65.000 dei quali nel Canada settentrionale e 51.000 in Alaska. Gli aleuti sono insediati soprattutto nelle isole Aleutine, mentre gli indiani d'America in generale occupano le aree in cui si estendono le praterie; gli inuit, invece, vivono soprattutto nell'Alaska e nel Canada settentrionali, oltre che nelle zone costiere della Groenlandia.
Tutte le popolazioni autoctone dell'Artide in origine dipendevano interamente dalle attività di caccia o pesca, o da entrambe, e utilizzavano materie prime naturali per l'abbigliamento, gli utensili, le case e i mezzi di trasporto. Questi prodotti erano abilmente progettati e lavorati, e spesso erano mirabilmente decorati. I kayak (un'imbarcazione monoposto resa impermeabile da una ricopertura di pelli di foca), i parka (un indumento impermeabile, anch'esso realizzato con pelli di foca) e gli arpioni degli inuit sono tra i manufatti artigianali più tipici delle regioni artiche.
L'Artide è stata poi colonizzata da popolazioni provenienti da zone più meridionali. Norvegesi e russi raggiunsero il litorale dell'Europa settentrionale più di mille anni or sono, epoca in cui i vichinghi si stabilirono in Islanda. In periodi più recenti, scienziati, minatori e missionari hanno dato vita ad alcune comunità nelle regioni artiche.
Nei territori artici dell'Alaska, del Canada e della Groenlandia non esistono grandi città: gli insediamenti più popolosi hanno di solito meno di 10.000 abitanti; ma le regioni artiche della Scandinavia e della Russia accolgono invece diverse città anche di notevoli dimensioni, quali Murmansk in Russia e Tromsø in Norvegia. Anche Reykjavík, la capitale dell'Islanda, è un importante centro urbano.
 

 

IV. Risorse economiche
Le attività economiche in gran parte delle regioni artiche sono limitate allo sfruttamento delle risorse naturali, che sono soprattutto pesce e minerali.
A. Allevamento
L'ambiente artico, per le caratteristiche del clima e del suolo, non consente le pratiche agricole, fatta eccezione per l'Islanda, dove si hanno anche colture in serra. Ha invece una notevole importanza l'allevamento delle renne, diffuso nella Scandinavia settentrionale e in Russia, in minor misura nelle regioni artiche dell'Alaska, del Canada e della Groenlandia. Nella Groenlandia sudoccidentale, in Islanda e in Russia è praticato l'allevamento di ovini e di bovini da latte
B. Pesca
Il pesce di fiume e di lago costituisce un elemento importante nell'alimentazione delle popolazioni delle regioni artiche. In Russia, soprattutto, è assai praticata la pesca fluviale, il cui prodotto è destinato al consumo interno e alle esportazioni. Il Mar Glaciale Artico è una fra le più importanti zone di pesca del mondo: numerosi sono i paesi che vi inviano i propri pescherecci. Enormi quantità di merluzzi e gamberi vengono pescate al largo della Groenlandia occidentale: però l'eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche ultimamente sta diventando un problema e una minaccia sempre più grave per l'ambiente naturale.
C. Risorse minerarie
Nell'Artide sono stati scoperti vasti giacimenti di numerosi importanti minerali, fra i quali petrolio e gas naturale, minerali ferrosi, nichel, piombo, zinco, carbone, uranio, stagno, diamanti, oro e criolite. In diverse regioni dell'Artide l'industria mineraria occupa un posto di rilievo. In Siberia si estraggono nichel, minerali ferrosi e apatite nella penisola di Kola, mentre nella valle del fiume Lena si sfruttano le miniere di diamanti.
Dagli anni Sessanta nella Siberia nordoccidentale e nei pressi di Jakuck sono stati sfruttati vasti giacimenti di petrolio e gas naturale. Fra gli altri principali prodotti delle miniere artiche della Russia si annoverano oro, stagno, mica, carbone e tungsteno. La Svezia ha cominciato a estrarre minerali ferrosi a Kiruna e in altre zone a nord del Circolo polare fin dall'inizio del XX secolo, mentre la Norvegia possiede un'importante miniera di ferro a Kirkenes, sulle coste settentrionali del paese. In Groenlandia si estraggono piombo, zinco e molibdeno; in passato grandi quantità di criolite provenivano dalle miniere di Ivigtut. Nell'isola di Spitzbergen, una delle principali dell'arcipelago delle Svalbard, vi sono numerose miniere di carbone. L'industria mineraria canadese produce uranio, rame, nichel, zinco, piombo, amianto, minerali ferrosi, petrolio e gas naturale. L'estrazione di petrolio su larga scala lungo le pendici artiche settentrionali dell'Alaska ebbe inizio nel 1977. Una proposta del 1987 da parte dell'amministrazione del presidente Ronald Reagan, mirante all'estrazione petrolifera nell'Arctic National Wildlife Refuge, ha incontrato la ferma opposizione di varie organizzazioni ambientaliste.
D. Industria
Nell'Artide nordamericana le grandi industrie operano esclusivamente nel campo della lavorazione delle materie prime. I costi del lavoro e dei trasporti sono troppo elevati perché nella regione artica possa esistere un'industria diversificata. La Russia artica e la Siberia, tuttavia, ospitano numerose zone industriali di rilievo, dislocate nella penisola di Kola e nelle valli dei fiumi Peora, Jenisej e Lena. Anche nell'Artide canadese si lavorano le materie prime, mentre la Groenlandia e l'Islanda possiedono numerose industrie manifatturiere di dimensione artigianale.
 

 

V. Trasporti
I trasporti terrestri, marittimi e fluviali nelle regioni artiche sono ostacolati dalla copertura di ghiaccio, che in alcune aree è permanente, mentre in altre è solo stagionale. Nell'Artide esistono poche strade, ma alcune arterie importanti solcano il Canada continentale, la Russia settentrionale e le regioni nordiche della Norvegia e della Svezia.
La navigazione costiera riveste un ruolo significativo in diverse regioni dell'Artide, in particolare nel mare di Barents, nei mari siberiani, oltre che nei mari settentrionali della Scandinavia, dell'Alaska e del Canada. In inverno solo i rompighiaccio possono percorrere le rotte marittime. La Russia artica possiede un ottimo sistema di navigazione fluviale, praticabile però soltanto nei mesi estivi.
Il trasporto aereo ha grande importanza in tutte le regioni artiche. Le principali città sono dotate di aeroporti e alcune compagnie aeree minori collegano le comunità isolate e gli insediamenti minerari con i centri maggiori.
 

 

VI. Esplorazione delle regioni artiche
I greci del IV secolo a.C. erano consapevoli dell'esistenza delle regioni artiche, che a quell'epoca erano popolate da inuit e da indiani d'America. Al principio del IX secolo d.C., alcuni monaci irlandesi fondarono una piccola colonia in Islanda. I vichinghi, provenienti dalla Scandinavia, vi giunsero poco dopo nello stesso secolo. Intorno al 982 il condottiero vichingo Erik il Rosso avvistò e diede un nome alla Groenlandia, scoprendola verde e accogliente (come dice il nome). Nel corso dei quattro secoli successivi i vichinghi raggiunsero l'Artide canadese.
Le esplorazioni artiche successive a quelle vichinghe furono sollecitate dalla necessità, da parte degli europei, di cercare delle rotte marittime alternative verso l'Oriente: il passaggio di Nord-Est, lungo le coste dell'Asia settentrionale, e il passaggio di Nord-Ovest, attraverso le isole artiche dell'America settentrionale. Nel 1553 il navigatore inglese Hugh Willoughby diede avvio alla ricerca del passaggio di Nord-Est. Il suo compagno, Richard Chancellor, raggiunse il sito dell'odierna Arcangelo, sul Mar Bianco, aprendo così una nuova rotta commerciale.
La ricerca del passaggio di Nord-Ovest ebbe inizio alla fine del XVI secolo con i viaggi del navigatore italiano (al servizio degli inglesi) Giovanni Caboto, che non ebbe fortuna, così come molti altri che ne seguirono le orme. Nel 1576 l'esploratore inglese Martin Frobisher raggiunse l'Artide canadese; nel 1587 John Davis navigò quel tratto di mare che sarebbe poi stato chiamato stretto di Davis, fra la Groenlandia e l'isola di Baffin. Nel 1610 Henry Hudson localizzò la vasta baia che in seguito da lui prese il nome, e che venne riportata su una carta geografica nel 1612-13 dall'esploratore gallese Thomas Button. William Baffin, navigatore inglese, esplorò la baia che da quel momento si sarebbe chiamata baia di Baffin, nel 1616, giungendo a 77°45' di latitudine nord, un primato che non fu superato per circa 200 anni.
L'esplorazione russa della costa della Siberia artica venne promossa dallo zar Pietro il Grande all'inizio del secolo XVIII. Il sovrano ingaggiò il navigatore danese Vitus Johansen Bering, che nel 1728 scoprì lo stretto che ne reca il nome e che separa la Siberia dall'Alaska.
Il governo britannico, con il proposito di trovare il passaggio di Nord-Ovest, nel 1818 organizzò la prima di una serie di spedizioni artiche guidate da William Edward Parry. Nel 1819 Parry toccò l'isola di Melville, nell'Artide canadese. Nel 1845 John Franklin guidò una spedizione britannica verso lo stretto di Bering, partendo dal canale di Lancaster, uno stretto nella Baia di Baffin. Le due navi della spedizione rimasero intrappolate dai ghiacci durante l'inverno del 1846 e Franklin morì nel giugno dell'anno seguente, insieme a molti altri membri dell'equipaggio. I sopravvissuti abbandonarono le due navi nell'aprile del 1848 per cercare la salvezza, ma morirono tutti quasi subito. Lo stesso anno furono avviate le ricerche delle due navi disperse, che furono raggiunte solo nel 1857, grazie al ritrovamento di una relazione scritta da Franklin a Victory Point. Lo svedese Adolf Erik Nordenskiöld, a bordo del Vega, portò a termine con successo la prima traversata del passaggio di Nord-Est nel 1878-79.
La prima spedizione artica ufficiale, intrapresa nel 1881-82, fu organizzata nell'ambito del primo Anno polare internazionale, sotto il comando del luogotenente Adolphus W. Greely. La base fu posta a Franklin Bay, sull'isola di Ellesmere, e furono compiute delle importanti osservazioni scientifiche, soprattutto di carattere meteorologico. La spedizione, però, si trovò presto in difficoltà e, nel 1884, quando giunsero alcune navi di soccorso, i diciassette membri della spedizione erano deceduti per il freddo e la fame.
Il territorio ghiacciato della Groenlandia venne attraversato per la prima volta nel 1888 dall'esploratore norvegese Fridtjof Nansen che, nel 1896, raggiunse gli 86°14' di latitudine nord, a breve distanza dal Polo.
Fra il 1886 e il 1909 l'esploratore americano Robert Edwin Peary guidò diverse spedizioni nell'Artide, attraversando la baia di Baffin. Egli raggiunse Capo Morris Jesup (in Groenlandia), l'estremo punto settentrionale sulla terraferma artica, nel 1900, e il 21 aprile 1906, durante un tentativo di raggiungere il Polo Nord, toccò gli 87°6' di latitudine nord. Nel 1909 raggiunse il Polo Nord alla guida di slitte trainate da cani, anche se molti ritengono che si sia soltanto avvicinato alla meta. Il primo viaggio in nave attraverso il passaggio di Nord-Ovest fu compiuto nel 1903-1906 dall'esploratore norvegese Roald Amundsen.
Nel 1906 l'antropologo americano di origine canadese Vilhjalmur Stefansson visse per un certo periodo di tempo presso gli inuit, nelle vicinanze del delta del fiume Mackenzie. Per approfondire lo studio di queste popolazioni, Stefansson, fra il 1908 e il 1912, in compagnia di Rudolph Anderson, viaggiò nella zona del golfo Coronation e dell'isola Victoria. Dal 1913 al 1918 Stefansson comandò la spedizione artica canadese, durante la quale furono scoperte nuove terre nell'arcipelago artico.
Nel maggio del 1926 l'aviatore ed esploratore statunitense Richard E. Byrd, insieme al compatriota aviatore Floyd Bennett, sorvolò il Polo Nord. Pochi giorni dopo Amundsen, Lincoln Ellsworth e Umberto Nobile portarono a termine un volo di oltre settanta ore sul dirigibile Norge, dall'isola Spitzbergen attraverso il Polo Nord fino all'Alaska, percorrendo circa 5460 km. Nel 1928 l'aviatore australiano George Wilkins volò da Punta Barrow, in Alaska, all'isola Spitzbergen. Nello stesso anno Umberto Nobile sorvolò ancora una volta il polo con il dirigibile Italia, che sulla via del ritorno precipitò; la ricerca e il salvataggio dei naufraghi risultarono drammatici e difficili e portarono tra l'altro alla scomparsa di Amundsen, che generosamente si era impegnato nell'opera di soccorso.
Nel 1932 l'Unione Sovietica istituì un ente amministrativo specifico per valorizzare le risorse siberiane con l'apertura di una via marittima commerciale attraverso il passaggio di Nord-Ovest. Quattro scienziati sovietici, guidati da Ivan Dmitrjevi Papanin, nel 1937, dopo aver stabilito una base di ricerca su un pezzo di ghiaccio staccatosi dalla banchisa, raggiunsero il Polo Nord. Durante l'estate del 1938, i piloti sovietici V.P. Chkalov e M.M. Gromov sorvolarono più volte il Polo Nord con un monomotore diretti negli Stati Uniti.
Durante la seconda guerra mondiale furono installate numerose basi aeree e stazioni meteorologiche in Alaska, nell'Artide canadese e in Groenlandia. Nel 1947 a Punta Barrow, in Alaska, fu stabilita una stazione scientifica. Nel 1951 la Marina degli Stati Uniti intraprese il Project Ski Jump nel mare di Beaufort, predisponendo numerosi approdi sul mare ghiacciato. La prima stazione americana sul ghiaccio alla deriva fu installata all'inizio del 1952 da Joseph O. Fletcher.
La navigazione sottomarina, al di sotto del pack, che da tempo Stefansson e Wilkins cercavano di mettere in pratica, divenne realtà nel 1958, quando il sottomarino statunitense Nautilus, a propulsione nucleare, navigò per primo sotto l'oceano Artico dallo stretto di Bering all'Islanda, passando sotto il Polo Nord, in circa dieci giorni. Le attività scientifiche nelle regioni artiche aumentarono in misura notevole nel corso dell'Anno geofisico internazionale del 1957-58. Il programma coinvolgeva diversi paesi che insieme tenevano attive oltre trecento stazioni.
Dalla fine degli anni Settanta l'esplorazione tradizionale dei territori artici è stata sostituita dalle attività di ricerca scientifica. La regione è oggi facilmente accessibile, grazie a mezzi tecnici più efficaci di un tempo (aerei, sottomarini, rompighiaccio) e a nuovi metodi di trasporto via terra, mentre i rilevamenti vengono perlopiù effettuati dai satelliti. In occasione del centenario del viaggio del Vega, del 1878-79, un'équipe scientifica internazionale, sul rompighiaccio svedese Ymer, in azione fra il mare di Barents e la Groenlandia nordorientale, realizzò un importante programma di ricerca. All'inizio degli anni Ottanta, un gruppo internazionale di scienziati intraprese uno studio a lungo termine della copertura di ghiaccio della Groenlandia attraverso l'analisi di carote di ghiaccio (campioni di ghiaccio a forma cilindrica) prelevate con trivellazioni della superficie a una profondità di circa 2036 m (Vedi Carotaggio). Nel 1981 nell'Unione Sovietica erano ormai installate più di venticinque stazioni di ricerca scientifica. Nel 1986, sull'isola Axel Heiberg, nell'Artide canadese, fu scoperta la più grande foresta pietrificata dell'Artide, risalente a circa 45 milioni di anni or sono: il ritrovamento diede avvio a interessanti ricerche relative ai mutamenti delle condizioni ambientali e climatiche della zona in epoche geologiche lontane. L'inquinamento del mondo industrializzato sta progressivamente raggiungendo e danneggiando anche i lontani territori dell'Artide, oltre che dell'Antartide. Lo testimonia la scoperta, nel 1987, del "buco" nello strato di ozono sovrastante l'Artide.
 

 

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